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Kaltenbach Open Air 2015 – 1° giorno
Scritto da Stefano   
Sabato 05 Settembre 2015 08:19

 

La truppa di TheMurderInn, per la prima volta, si dirige verso le lande austriache per partecipare al Kaltenbach Open Air. L’occasione è gustosa perché unisce ferie, metal e una gita fuori da questa cazzo di città che ha ampiamente rotto i coglioni.
La scelta del festival è stata oculata: non troppo grande, vivibile, con ottime band e in un periodo perfetto. Detto, fatto. Eccoci in partenza.
So che dovrei parlare subito del concerto, ma così non è.
Prima di partire con il metal, faccio un servizio promozionale per un baracchino dei Würstel poco dopo Lienz. In un piazzale anonimo c’è questo baracchino gestito da una signora e una bella figliola e qua si può assaggiare una delle pietanze che tormenterà i sogni di noi cavalieri del Metallo Pesante: il BOSNA. Questo martello degli dei è un panino con würstel, cipolla ben rosolata e curry. Perciò, o Voi che ascoltate il metallo, se riuscite a trovarlo, fermatevi e godetevi il panorama della bella figliola e il Bosna. Ne vale la pena.

Partiamo con il metallo pesante adesso.

Scaricati i bagagli in Hotel, ci dirigiamo verso la location del festival. Ci incuriosisce il fatto che gli organizzatori hanno pensato bene di tirare su il palco e mettere insieme un festival metal con 35 band sulle piste da sci della zona di Spital Am Semmering. In uno spiazzo nascosto fra gli alberi, ecco che sorge il palco (uno solo, ma l’organizzazione perfetta non ha fatto sentire la necessità di un secondo Stage per evitare i ritardi).
Location perfetta, visto che l’oscurità stava già calando e con essa anche la temperatura. Il fresco, quasi freddo, ci ha accompagnato per tutte le serate del festival.
Per questioni di viaggio e cibo vario, ci siamo persi le prime band, ma siamo in tempo per vedere i Sucking Leech terminare il loro set. Non esprimo nessun giudizio su questi ragazzi, non ho sentito abbastanza della loro proposta per pronunciarmi. Con il cambio palco (velocissimo e di una precisione svizzera per tutto il corso del festival) parte ufficialmente il nostro Kaltenbach Open Air.
Sul palco salgono gli Erebos e, pur non conoscendoli affatto, rimaniamo colpiti dalla bontà della loro proposta. Doppia voce, una buona attitudine sul palco e un groove che permette ai brani di non affossarsi sotto i colpi del metallo pesante. La doppia voce è un fattore aggiunto, visto che le linee vocali (growl/scream) si mescolano in maniera piacevole, producendo aggressione e dinamismo.
Veloce cambio palco ed ecco salire quelli che, a quanto abbiamo capito, sono un po’ gli idoli locali di Spital Am Semmering: i Mortal Strike.
La proposta della band austriaca è un thrash d’assalto. Il logo piace e vediamo che il pubblico, abbastanza numeroso per essere un giovedì sera, apprezza parecchio la proposta. Si vede che la band è di casa ed è palpabile il gusto cheMortal Strike [by Zeus] provano nel suonare e nel spazzolare i capelli dei metalhead presenti con bordate di thrash. Ad onor di cronaca, i brani proposti (sei) sono a carburazione lenta e sono gli ultimi due pezzi (Here Comes The TankFor The Loud And The Aggressive) che spaccano al 100%.
Finito il set dei Mortal Strike, ecco che parte la prima band straniera del festival: i CROWN. Il buon Skan mi delucida sulle buone recensioni ricevute da questa compagine francese e perciò attendo lo show con una certa impazienza.
L’attesa, brevissima (lo ripeto perché è rarissimo vedere un lavoro dietro il palco così efficiente), è ripagata con un’esibizione straniante, pesante e molto trippy. Benedetti da un suono perfetto (altra caratteristica di questo festival, e che ripeterò spessissimo, è la perfezione dei suoni: tutte le band si sentivano benissimo e avevano una potenza assurda anche i gruppi di spalla), i CROWN sparano note dilatate che mischiano elettronica, certo post metal di marca Neurosis/Isis, deviazioni alla Killing Joke e un’attitudine quasi black (come nichilismo). I primi brani sono eccellenti e mi hanno portato in un’altra dimensione: non saprei dire se migliore o peggiore dell’attuale, ma sicuramente una figata. La band ha 40 minuti a disposizione e li utilizza tutti in maniera egregia. Unico appunto, ma penso sia una considerazione personale (o discussa con i due compari del Metallo Pesante, non ricordo ora): i brani ci sono, spaccano ma, in certi momenti, non esplodono come dovrebbero. Mi spiego, il brano cresce, cresce, cresce fino ad arrivare alla climax e poi ti aspetti il BOOM, la parte violenta, e invece non arriva. La scelta è loro, solo che non sempre l’evitare il bombardamento sonoro è una scelta comprensibile.
Rapido cambio palco (ma la volete capire quanto è importante questa cosa!?) ecco che sale un’altra band austriaca: i Darkfall. Oltre al Kaltenbach, che festeggia il 10 anno di attività proprio nel 2015, anche i Darkfall festeggiano i 20 anni di metal. Per l’occasione gli austriaci hanno promesso uno show spettacolare. E così è stato.
Dopo il bombardamento sonoro dei CROWN ci siamo spostati a rinfrescare l’ugola e togliere pressione ai timpani, perciò seguiamo lo show dei death/thrasher da distante. I Darkfall non si risparmiano e, oltre alle fiamme scenografiche, invitano su palco un mangia-fuoco (che si esibisce anche con un’asta infiammata) e due combattenti normanni per una dimostrazione live nel bel mezzo del concerto. Utili queste cose? No, assolutamente. Ma così dev’essere una festa: divertimento puro. E i Darkfall si sono divertiti e così anche il pubblico.
Gli austriaci sono l’ultima band prima degli headliner della serata: gli americani Agalloch.Agalloch - [by Skan]
La giornata di giovedì, per comprensibili motivi, è molto più corta rispetto ai due giorni successivi, ma questo non significa meno qualità… solo meno metallo pesante nel singolo giorno.
Ho sentito bene solo pochi album degli Agalloch (The Mantle, che mi piace molto,Ashes Against The Grain eOf Stone, Wind And Pillor), perciò la curiosità di sentirli in una location perfetta come questa (con alberi, oscurità, pochi rumori esterni oltre alla vita da festival), è alta.
Curiosità non ripagata. La prestazione della band americana è una noia assoluta. Le canzoni, dal vivo, non partono mai. Sono micce bagnate che, dopo intro e arpeggi lunghissimi, non arrivano da nessuna parte… anzi, mi correggo, arrivano a spaccarmi/ci le palle.
La noia ci assale e, invece che rimanere davanti al palco ad inneggiare al Dio Metallo, ci andiamo a sedere e mangiare un panino con la polpetta (una delle tante specialità fritte del festival). Delusione… gli Agalloch, non la polpetta.

Sulle note degli Agalloch, che si stemperano in lontananza dietro di noi, abbandoniamo la posizione e andiamo a mettere le nostre vecchie ossa nel letto.
Mentre mi affaccio al balcone dell’Hotel sento i Rectal Rooter darci dentro come conigli. Forse forse hanno fatto uno show migliore degli Agalloch. Ma è la delusione che parla.

Ultimo aggiornamento Sabato 05 Settembre 2015 08:21