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Wacken Open Air 2006
Scritto da Ezio, Girli, Martrix, Neni, Webmurder   
Lunedì 30 Ottobre 2006 11:50

W:O:A

(Wacken Open Air)
03/05 - 08 - 2006 begin_of_the_skype_highlighting 03/05 - 08 - 2006 end_of_the_skype_highlighting

Metal Book Thruough The continent #5

Eccomi qui…la “vergine” di Wacken (intendiamoci…voglio solo dire che non c’ero mai stata prima…eheheheh) meno “vergine” che esistesse…
Non avevo mai messo piede nel festival più bello cui la Germania abbia prestato le sue nordiche, fredde terre, però…però era come se ci fossi andata 1000 e 1000 volte… sapevo tutto…sapevo tutto quello che gli assidui frequentatori del festival sanno… l’avevo sentito descrivere così tante e dettagliate volte che non potevo non sapere cosa fosse il Party Stage o il Garden Beer… o ancora il famoso e famigerato Metal-Markt… sapevo tutto… eppure come in tutte le cose, e più che in tutte, la prima volta è sempre la prima volta… non potevo immaginare tanta oscura ed imponente magnificenza… enorme ma accogliente… la casa ideale per ogni metallaro che si rispetti… La Mecca del Metal direi!! Ognuno di noi appassionati del metallo più o meno estremo dovrebbe compiere questo pellegrinaggio almeno una volta nella vita per dirsi un buon “metallaro”!!!
Non sarà sempre facile… il viaggio è lungo, e spesso anche travagliato!!
…ma vi giuro che né incidenti né intossicazioni alimentari vi potranno fermare!!!!
…noi non ci siamo fermati!!!!!
Per tre giorni l’anno, Wacken vi rapirà e vi porterà in una dimensione parallela in cui tutti amano la stessa musica che amate voi, e in cui nessuno vi accuserà scioccamente e superficialmente di chissà quale reato contro buongusto e morale comune per quelle magliette nere con pentacoli e croci inverse che indossate con tanta fiera aria di sfida!!!
…e se non potrete andarci, in quelle tre giornate di Agosto porterete il lutto, sapendo bene cosa vi starete perdendo….RAIN OR SHINE….

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Ancora una volta, grazie a The Murder Inn, un ben assortito gruppo di giovinastri dai capelli lunghi (e non…) ha potuto raggiungere i lidi germanici, e godersi il festival metal più bello del mondo, Wacken Open Air. Sembra inutile sprecare parole per presentare un festival che è nel cuore, e nei sogni, di tutti i metalheads d’Europa, quindi ci lanceremo dritti nel cuore degli eventi.
Arriviamo a Wacken, che per chi non lo sapesse è una minuscola cittadina anche troppo vicino alla Danimarca, con sulle spalle il macigno di 24 ore filate di viaggio, in parte per colpa delle nostre continue soste, ma… ci teniamo a vivere! Purtroppo già partiamo con una notizia non proprio felice: a causa di una riduzione degli accrediti disponibili, alcuni dei nostri sono stati tagliati; ci troviamo così divisi in diversi gruppi, e anche tra collaboratori ci tocca separarci. Poco male, così almeno potremo offrire una visione più approfondita della questione campeggi, anche per chi si recasse a Wacken senza sapere nemmeno dell’esistenza dei pass stampa…

E la situazione campeggi è la seguente: un’organizzazione “da paura”, qualcosa che qui non vedremo presumibilmente mai, anche perché un festival così mastodontico collasserebbe su se stesso in pochi minuti. Invece qua siamo in Germania, cari miei, mica nell’ultimo buco di culo del mondo. Entrare al campeggio è semplicissimo: si fa una rapida fila, ci si fa dare il braccialetto di riconoscimento e si corre a cercare una piazzola. Ah, da notare che all’ingresso davano anche un magico zainetto contente: un cuscino gonfiabile, una torcia elettrica, un sacco per l’immondizia e un cd compilation, più varie boiate tra cui la cosa che ha riscosso il maggior successo tra noi poveri folli: il sottobicchiere degli Iron Maiden!!! Favoloso…
Dicevamo, i posti: beh, certo è meglio arrivare prima delle due del pomeriggio, perché in genere si trovano posti migliori. Ma anche noi non ci possiamo lamentare: ci va di lusso e troviamo uno spiazzo in posizione strategica, davanti ai bagni e alle docce. Ecco un’altra cosa che colpisce subito: bagni e docce sono a pagamento (50 cent i bagni e 2.50 euro le docce), ma per un buon motivo: sono sempre puliti. Una cosa da non disprezzare…
Comunque, se mai vi capitasse di arrivare troppo tardi, posto lo trovate, ma date le dimensioni del campeggio se vi doveste trovare lontani potreste dover fare una bella scarpinata per arrivare ai palchi, quindi occhio!
Chiudiamo l’angolo dei consigli e passiamo invece al piatto forte: la musica!

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PRIMO GIORNO:

 

Scorpions: Il festival ha nella sua giornata iniziale l'ormai tradizionale "A night to remember", quest'anno ufficiata egregiamente dai teutonicissimi Scorpions, band storica... datata.. ma assolutamente in forma!
La loro esibizione è stata preceduta dai Faster Inferno, saliti sul palco alle 18:00, dai melodicissimi Victtory e dalla band di Michael Schenker.
Alle 22 meno qualche minuto è l'ora degli Scorpions e la gente è in trepidazione totale... donne, bambini, padri di famiglia, le famiglie, nonni, nani, goblin e hobbit sono riuniti sotto il palco principale per l'occasione.
Sul palco come dei giovincelli i nostri scorpioni hanno usufruito di un palco eccezione... la batteria era posta sopra ad una specie di struttura da cui uscivano tutti i loro guests ed attrazioni (Michael Schenker, Uli John Roth, Hermann Rarebell ed uno scorpione meccanico)... anche lo spettacolo di luci era sfolgorante, ma la vera attrazione erano loro con il loro stile puro anni '80, un singer incredibilmente in forma e le loro grandi hit, ripescate da gran parte del loro inventario sterminato!

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SECONDO GIORNO:

 

Nevermore: Se non ricordo male la prima band che riesco a godermi il venerdì sono i Nevermore... Gli americani, capitanati da Warren Dane, sono in forma... sia musicalmente che fisicamente. Warren negli ultimi anni l'ho sempre visto lievitare, avrà tagliato il lievito di BIRRA?.... he he he...
La scaletta che hanno sfoggiato è stata grandiosa ed ha compreso tutti i brani più belli degli ultimi tre dischi, comprese le titletracks... i pezzi forti. rispetto all'ultima volta che li avevo visti in, proprio al woa, sono riuscito ad apprezzarli benissimo... per i suoni intendo. Ma questa volta ho evitato lo stage-diving, per evitare che il mio quintaletto facesse i soliti danni!

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Opeth : La calura del sole di agosto, che ne sa parecchie anche a queste latitudini, lascia il posto al fresco di un cielo lievemente velato (il tempo, nella pianura che circonda Wacken, cambia molto in fretta e più volte al giorno), che ci permette di avanzare verso il palco per goderci lo show di una delle band almeno da me più attese: gli Opeth! La curiosità è alta, perché si sente spesso parlare di come il gruppo non renda al massimo in un festival, e data la proposta intimista e psichedelica dei cinque svedesi, non è difficile crederlo. Ed in effetti è questo che succede: i ragazzi suonano benissimo (ci mancherebbe…), ma manca l’atmosfera raccolta del club, a loro congeniale. Vedere una band dalla musica così oscura e sulfurea esibirsi sotto il sole estivo (anche se coperto) toglie molto del fascino che sono soliti sprigionare, tanto più che, contro ogni buon senso, si lanciano in una lunga e psichedelica versione di “Closure”, dal loro album progressive rock “Damnation”, bellissima ma assolutamente fuori luogo. Chiusura con l’ormai classica “Deliverance”. Comunque bravi: il problema è il posto, non la band.

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Soilwork :
Era da un pezzo che avevo il desiderio di sentire dal vivo questa band svedese che purtroppo in Italia non è stata spesso presente… Per fortuna esiste Wacken!!!!
Lì pronto da quasi vent’anni a darti occasioni che la tua terra non ti da…
Beh…forse in questo caso sarebbe stato meglio se non m’avesse questa opportunità…
Almeno sarei rimasta con la curiosità di vedere dal vivo Speed e compagnia bella, e non avrei sfatato il “mito” che avevo di loro… e invece Wacken è lì anche per quello… per farti rendere conto che molte band avrebbero dovuto smettere di suonare (almeno dal vivo) alcuni anni fa, quand’erano all’apice, invece di trascinare le loro stanche membra sul palco ancora una volta!!!
Delusione…. Grande delusione, almeno per me…perché certamente, a giudicare dal macello che c’era nel pit, la molta gente presente allo show s’è divertita (anche se in realtà non ho ben capito o condiviso il perché…).Certo non eravamo in una posizione ottimale, visto che il suono arrivava un po’ confuso…ma forse in fondo è stato anche meglio così, perché almeno si possono dare loro delle attenuanti…anche se in realtà, non credo che in altri posti la minestra fosse stata poi così diversa!!
Uno Speed assolutamente ed inesorabilmente SENZA VOCE… niente growl, niente scream, niente melodico…non riusciva a fare niente… il resto della band forse non era poi nemmeno così malmessa, ma nemmeno troppo carica…erano tutti lì, in attesa di seguire un frontman che invece di trascinarli verso la “gloria” di uno show carico e incazzato, li ha condotti all’infamia di uno spettacolo fiappo e senza senso…
Anche la setlist lasciava alquanto a desiderare, troppi pezzitratti da Figure Number Five!!
Avrei fatto volentieri a meno di sentirli…ma d’altra parte quando hanno suonato la mia canzone preferita “ The Bringer” tratta dal magnifico “Natural Born Chaos” , ho fatto fatica a riconoscerla….
Che dire?Non so se siano sempre così ormai… comunque per me sono stati la band peggiore del festival…assolutamente!

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Carnivore: I Carnivore di Peter Steele (Type O Negative) ritornano con una reunion, anche se della line up originale è rimasto il solo Steele. Già il look della band risulta molto ragionato: si presentano vestiti solo di bianco e rosso, con strumentazione in tinta, quindi minimali e ovviamente provocatori, dato che il nero regna sovrano in questi tre giorni. Sull’esibizione, niente da dire: ottimi, precisi, potenti, autori di un thrash metal dai testi scorrettissimi e molto divertente. I ritmi sono sostenuti, la band rodata: piacciono molto e riscuotono un gran successo tra il pubblico. Ad un certo punto, il picco di politicamente scorretto: parte la registrazione di un discorso di Hitler, e la band si ferma, in posa, in solenne silenzio… Tutto ironico, chiaro! Ma probabilmente c’è chi non avrà gradito…

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Children Of Bodom: L’avventura continua…è venerdì sera, le luci sulla folla si spengono e s’accendono quelle del True Metal Stage…
Siore e Siori, è il momento dei grandiosi e, come sempre, stra-attesi finnici bambini del lago Bodom!!!
Salgono sul palco, e a dire il vero, pur essendo io una loro fan accanita, in un primo momento li sento un po’ “fiacchetti”… intendiamoci… bisogna essere assai pignoli per dire che i Children Of Bodom sono un po’ spompatini! Difatti ci dimostrano fin da subito d’essere i grandi musicisti che sono eseguendo i loro pezzi in modo perfetto, come sempre… quindi vai di impeccabili assoli di Alexi e di Janne !
Però, non so… gli mancava la grinta che li aveva contraddistinti l’ultima volta che li avevo visti dal vivo (ndr Metal Camp 2005 )… ad ogni modo si riprendono in fretta… bastano quelle due o tre canzoni ed il rodaggio si conclude!!
Suonano per nopi molti pezzi dal loro ultimo lavoro “Are You Dead Yet ?”, pur giustamente non trascurando le ben più ispirate track di vecchi album come “Follow The Reaper” o “Hate Crew Deathroll”… grandi (quasi ) come sempre!!
Peccato però per una cosa… forse anche le molte ragazzine presenti allo show hanno percepito la “fiacchezza” iniziale dello spettacolo, visto che, con mia immensa delusione, nessuna di loro s’è prodigata nel famoso e famigerato “lancio del reggiseno” né nella mostra enogastronimica della “tetta al vento”!!!
Peccato….

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Celtic Frost: Se il cielo notturno potesse essere paragonato al Metalrama mondiale ed ogni singola stella potesse rappresentare ognuno degli infiniti gruppi facenti parte di questo cielo, sicuramente una stella spentasi diciasette anni fa (tredici se prendiamo in considerazione la raccolta del 1992 ‘Parched With Thirst I Am Dying’…) ed ora tornata a risplendere molto più luminosa e potente risponderebbe al nome Celtic Frost.
Dopo tutti questi anni di silenzio e dopo essere tornati dando alla luce un capolavoro qual’è ‘Monotheist’, possiamo questa sera gustarceli in sede live qui al Wacken Open Air.
Era tanta l’attesa per il combo elvetico che tutti i presenti sotto il palco, il sottoscritto compreso, fremevano impazienti.
I Celtic Frost sono un gruppo che ha influenzato quasi tutta la scena Metal estrema mondiale dagli anni 80 in poi e quindi il loro pubblico era molto eterogeneo. Erano quindi presenti i fan che li seguivano dagli inizi della loro carriera ma soprattutto in molti erano coloro che, come il sottoscritto, adorano i loro primi lavori, li considerano degli innovatori ma non hanno mai avuto l’opportunità di vederli on stage.
Un po’ di suspance e lo show inizia accompagnato dal carisma che gli svizzeri dimostrano di avere.
Si parte con ‘Procreation (Of The Wicked)’, tratta dal seminale ‘Morbid Tales’, che dà il via alle danze e che ci riporta subito agli inizi della carriera dei Celtic Frost. La performance potrebbe risultare statica ma a mio avviso è questo che dà fascino alla situazione. Tom Fisher vestito di nero (con una bella giacca a mio avviso), gli occhi completamente truccati di nero e con addosso un berretto pure nero (forse per coprire la calvizie che avanza ma che nel complesso ci stava benissimo) non dialoga con il pubblico ma il suo sguardo concentrato sulla sua chitarra e che a volte punta il pubblico cattura l’attenzione e lo rende il padrone della serata. Pezzi come ‘The Usurper’, tratta dal capolavoro ‘To Mega Therion’ (quello che ha per copertina il quadro di Giger raffigurante il diavolo che usa Cristo, in posizione da crocifisso, come fionda… Geniale quanto blasfemo… e che troneggia in gigantografia dietro alle spalle del gruppo durante lo show…) o come ‘Into The Crypt Of Rays’, scorrono veloci accompagnati dai famosi ‘Uh’ di Tom Fisher e le plumbee luci viola che danzano creano un’atmosfera oscura e pesante sullo stage. Non mancano chiaramente i pezzi tratti dall’ultimo capolavoro ‘Monotheist’ che sono un giusto connubio tra la pesantezza del Doom, la freddeza del Black, la Old School e l’Elettronica uniti dalla voglia di una continua innovazione. Purtroppo non ricordo bene i pezzi tratti dall’ultimo album in quanto lo avevo appena acquistato e non li avevo ancora memorizzati ( viva la professionalità…) ma si percepisce in essi che Martin Ain e lo stesso Tom hanno ritrovato il giusto feeling degli inizi.
Il pubblico reagisce bene allo show ed io sono ipnotizzato dai giochi di luce, dai suoni ossessivi e potenti e dalla concentrazione dei musicisti. Un’ora e un quarto di concerto che purtroppo scorre velocissima e gli svizzeri ci salutano. Non posso che essere soddisfatto in quanto vedere un gruppo come i Celtic Frost dal vivo è sicuramente un’esperienza indimenticabile e Tom ha saputo dare sicuramente del suo meglio visti i problemi di salute avuti a giugno. Speriamo di risentirli e rivederli ancora e daremo loro il nostro supporto.

Girli



Amon Amarth: Come nel 2004 quei vikingoni degli Amon amarth sono chiamati in causa per concludere sul BlackMetalStage la serata del venerdì alle 02:00 di sabato.... che interessante gioco di parole ed orari eh? Apparte le minchiate.... Due anni fa mi hanno fatto innamorare anche se l'audio era pessimo, comunque adatto alla loro ruvidezza, e quest'anno invece hanno soddisfatto le mie più profonde perversioni sessuo-musicali. Non c'è niente di meglio di una sana "Death on Fire" live e di uno speciale spettacolo bellico in viking-syle, inscenato sul palco dagli occupanti del villaggio vikingo appunto, allestito nella zona campeggio stampa, sulle note di "Amon Amarth"!!!

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TERZO GIORNO:

 

Caliban: Se i Soilwork sono stati per me una grande delusione, di certo i Caliban sono stati al contrario una sorpresa, seppur annunciata, piuttosto piacevole!!
Non ho apprezzato il loro ultimo lavoro… non credo molto nell’efficacia del “melodico” usato nelle canzoni come il prezzemolo nel cibo… credo che se fine a se stesso sia decisamente inutile!
…però… beh ragazzi, questi cinque tedeschi dal vivo spaccano, eccome!!!
Pura attitudine hardcore, che si trasforma sul palco in un dialogo diretto con il pubblico…ok… giocavano in casa (non per niente suonavano in uno dei palchi principali, il True Metal Stage), però bastava che Andy Dörner dicesse loro una parola, che la folla eseguiva subito gli ordini, prodigandosi in un furioso “circe pit” o in un forsennato headbanging a seconda dell’invito rivolto loro!!
E non è servito a guastare l’atmosfera o a raffreddare l’assai surriscaldato pubblico, neppure un seccante guasto tecnico che ha privato la band di volume a strumenti e microfoni per più di cinque minuti… niente da fare … se la cavano in qualsiasi situazione…n’è passata di acqua sotto i ponti da quando i Caliban si esibivano nei più squallidi centri sociali di Germania, e seppur la loro musica (almeno su disco) non sia più quella di una volta, beh i loro animi sono sempre quelli!!!
E anche quanto ad esecuzione dei brani, bisogna dire che hanno fatto la loro porca figura!!
…e i tanto “odiati” melodici??
Beh, diciamo che dal vivo vengono ridotti di un buon 50%....altro punto a favore del loro show!!!
Se vi capita andate a vederli, anche se i loro dischi non vi piacciono!!
Vedrete come si fa a tenere il palco e a far saltare il pubblico per un’oretta filata!!!!
Caliban Docet…

Neni

 

Arch Enemy: Ed eccola lì… lei…la donna che quanto a growl non ha nulla da invidiare ai suoi illustri colleghi uomini… è così piccolina ma così scatenata che sembra quasi che l’immenso Black Stage non le basti!!!
Il suo visino angelico si trasforma mentre comincia a devastarci le orecchie colla sua possente voce… diventa un diavolo!!
Grande spettacolo il loro… come sempre dei grandi professionisti, tutti!
Nonostante la “sgradita” novità dell’assenza di uno dei fratelli Amott, Chris, degnamente sostituito da Fredrik Akesson, la band si presenta in grande forma!! Precise entrambe le chitarre, molto buona anche la sezione ritmica…e… beh, non mi dispiace ripetermi dicendo ECCEZIONALE ANGELA!!!!

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Morbid Angel: Alle quattro del pomeriggio ci appostiamo sotto il provvidenziale telone dello stand Century Media, per goderci l’esibizione dei Morbid Angel. La band di Tampa entra in azione in condizioni ancora una volta non congeniali: il sole batte forte sulle teste del pubblico, assiepato come tante lucertole sotto il black stage. Ma lo show che questi veterani del death mettono in scena è qualcosa di travolgente: in men che non si dica, ci fanno dimenticare il sole e ci annichiliscono con il loro impatto devastante, sorretto da una tecnica mai fine a se stessa e dalla capacità, data dall’esperienza, di suonare chirurgici senza risultare freddi. Un gran concerto, non c’è che dire: un gruppo che merita di essere rivisto in condizioni migliori!

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Gamma Ray: Dopo aver da poco finito di intervistare Dirk, ci sgargarozziamo un paio di pinte di birra nei chioschetti del festival ed aspettiamo le 17:00 per poter dissetare le nostre orecchie ascoltando i mitici Gamma Ray!! Inutile commentare le perfette prestazioni di Kai, sempreverde..., e compagni. Inutile parlare della falsa speranza che l'intro dei loro concerti sia l'inizio di "Heading For Tomorrow"... mamma mia che rabbia ou che non facciano più i vecchi pezzi dei loro primi due dischi ed altrettanto inutile è dire che il pubblico era in visibilio... ah no, questo l'ho solo immaginato... sperato.... forse come me anche gli altri volevano sentire anche "Ride the sky" oltre che "I want Out"... mah!
Lo spettacolo di luci era impressionante ed è stato oscurato solo da quello dei C.O.B. che però usufruivano del favore delle tenebre....

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Emperor: Il Wacken Open Air in questi diciasette anni ha regalato indimenticabili momenti ai Metal Fans che accorrevano numerosi dalle differenti parti del mondo ed anche quest’anno il bill includeva nomi di notevole importanza e degni di suscitare forti emozioni.
In questo spazio vogliamo appunto ricordare un gruppo che si è sciolto nel 2001 dopo aver regalato ai fans un ultimo album dal titolo ‘Prometheus… The Discipline Of Fire & Demise’.
Per chi non l’avesse ancora capito stiamo parlando degli Emperor, un gruppo che ha saputo innovare il Black Metal arricchendolo di potenti sinfonie senza per questo andare ad ammorbidirne le sonorità e senza intaccarne la violenza e la glacialità.
Quella degli Emperor non è una reunion nata con lo scopo esclusivo di guadagnare denaro ma è un regalo che Samoth, Ihsahn e Trym hanno voluto fare ai loro fans in seguito alle numerose richieste che pervenivano loro di rivedere il gruppo di nuovo sui palchi.Quale occasione migliore se non quella di calcare i Festival estivi europei. Infatti gli Emperor hanno regalato poche date mirando determinate occasioni ed il Wacken Open Air è stato una di queste.
Il pubblico sotto il Black Stage attende ansioso il momento dell’arrivo dell’Imperatore ed il palco è già stato addobbato con una gigantografia tratta dal loro primo lavoro ‘Wrath Of The Tyrant’.
Le luci cominciano ad abbassarsi ed ecco che, accompagnato da una intro potente e suadente allo stesso tempo, il trio fa il suo ingresso accompagnato da altri due turnisti alle tastiere ed al basso.
Il pubblico li accoglie urlando ed è veramente indimenticabile e carico di energia il momento della loro entrata in scena. Il sottoscritto aveva la pelle d’oca anche perchè, pur essendo loro fan da un bel po’, non aveva mai visto un loro show e quindi potete immaginare l’emozione.
Ihsahn è il catalizzatore dello show ed è veramente pazzesco vederlo cantare ed allo stesso tempo muovere le dita sulla chitarra con una rapidità ed una tecnica che non possono lasciare indifferenti i numerosi chitarristi presenti tra il pubblico; Trym dietro le pelli oltre alla velocità dimostra di avere una fantasia da non sottovalutare per nulla e i pezzi ultraveloci nascondono delle rifiniture di tecnica che lasciano ad occhi aperti; Samoth fa il suo lavoro ritmico con precisione e si concentra sul suo strumento senza farsi distrarre dall’entusiasmo del pubblico.
Il trio regala al pubblico una carrellata di songs in modo tale da omaggiare tutti i suoi principali lavori che vado qui ad elencare: ‘Wrath Of The Tyrant’, ‘In The Nightside Eclipse’, ‘Anthems To The Welkin At Dusk‘, ‘IX Equilibrium’ e il già citato ‘Prometheus…’.
Lo show scorre purtroppo veloce ma pezzi come ‘The Loss And The Curse Of Reverence’, ‘‘Ye Entracemperium’, ‘With Strength I Burn’, ‘An Elegy Of Icaros’ solo per citarne alcune, scatenano la folla che le canta innalzando le corna ritmicamente.Gli Emperor escono dallo stage ma il pubblico prontamente li richiama e loro rientrano regalando la conclusiva e maestosa ‘Inno A Satana’ e si scatena il delirio.
Lo show termina ed il gruppo ringrazia calorosamente il pubblico innalzando le corna e lo stesso Ihsahn ringrazia tutti i presenti per poi voltarsi a salutare la gigantografia sempre a corna alzate, come a voler dire che ciò che avevamo visto era tutto e che il discorso Emperor era terminato.
Uno show che meritava sicuramente di essere visto e che nel cuore dei presenti resterà per sempre.

Girli




Motörhead : Sfiniti dopo una performance a dir poco esaltante degli Emperor, raccogliamo le forze residue e ci appostiamo davanti al true metal stage per quello che sarà l’ultimo concerto per alcuni di noi. Dopo un’attesa di circa mezz’ora (unico ritardo in tre giorni!), i Motorhead irrompono sulla scena, davanti a probabilmente TUTTO il pubblico del Wacken, e ci dilettano come solo loro sanno fare. Nella scaletta c’è posto anche per qualche brano nuovo, ma ovviamente non mancano “Ace Of Spades”, “Overkill”, “Iron Fist” e altri cavalli di battaglia. Cosa si può aggiungere, che non sia già stato detto, su tre signori di mezza età (uno dei quali alcune persone definirebbero un anziano) che girano il mondo senza sosta e fanno molto ma molto più casino di tutte le band di giovani messe insieme? Nulla, direi! Si può solo ricordare il geniale siparietto messo in piedi da Lemmy e Phil Campbell dopo il primo pezzo: “E’ abbastanza alto il volume?!”; “Noooooo”, grida il pubblico; e Lemmy, “allora alzatelo”. E l’hanno fatto!!! Signori, questi sono i Motörhead .

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Ultimo aggiornamento Giovedì 21 Aprile 2011 11:57