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Recensione Black Sabbath - Mob Rules
Scritto da Stefano   
Martedì 17 Agosto 2010 14:12

Black Sabbath - Mob Rules (vertigo 1981)

 

BlackSabbath-mobrules

L’album successivo al fortunatissimo “Heaven and Hell” è “Mob Rules”. Il disco presenta una cover particolare e d’impatto(anche se abbastanza truculenta, incomprensibile e con un grazioso omaggio ad Ozzy nelle parole “Kill Ozzy”). La line-up vede l’uscita di scena del debilitato Ward e l’entrata dietro le pelli di Vinny Appice (fratello del più famoso Carmine Appice). Anche questo album presenta lo stesso mix di elementi che avevano caratterizzato il predecessore: suoni lenti ma non sfibranti (se si vuole più votati a dei riff possenti più che lenti), testi ad opera di Dio (sempre incentrati intorno a tematiche oscure ed epiche, ma anche pronti ad affrontare temi più leggeri) e un suono abbastanza diretto.
Il vero problema è che, come disse un giornalista musicale, l’effetto sorpresa è come la verginità, non è replicabile.
Il disco, pur di ottimo livello (stiamo parlando dei Sabbath in fin dei conti, seppur ridotti a 2/4), risente un pochino dell’effetto “ dejavù”. Anche la struttura della track-list risente di questo effetto, incominciando in maniera vigorosa e ponendo un brano possente ed estremamente malinconico alla fine del disco.
L’album si apre con “Turn up the night”. Brano con un basso in piena visibilità, un Iommi che si ritaglia il solito ruolo di accompagnamento “nascosto” e che si presenta protagonista nel solo. Il brano scorre bene ma senza troppi sussulti.
“Voodoo” si apre con un riff di Iommi che “sorregge tutta la baracca” per il corso della canzone. La sezione ritmica fa il suo onesto lavoro ma niente di più e Dio ci mette una buona prova vocale; il pezzo, però, risulta un pochino troppo uguale a se stesso per tutta la sua durata.
Delle chitarre elettro-acustiche introducono la voce di Dio (prima soffusa e delicata, poi potente e melodica), nella terza canzone del disco. Il brano presenta subito, anche dal titolo (The Sign of the Southern Cross), un certo andamento epico. La batteria di Appice diventa protagonista, in quanto unico elemento a supporto della voce di Dio, ma i rapporti di forza fra i vari strumenti sono molto fluidi e variano a seconda dell’andamento del brano. Il solo di Iommi è dilatato, per poi diventare incisivo ed in primo piano nell’outro della canzone.
“E5150” è un pezzo strumentale ma sostanzialmente inutile ( ripreso anche in “The Gates of Hell” con Tony Martin).
“The Mob Rules” cerca un pochino di riprendere le coordinate di “Neon Knights”, fallendo nell’obiettivo; il risultato è un brano abbastanza possente, con un buon andamento (perciò potenziale singolo, come avvenuto) e che lascia il tempo che trova.
“Country Girl” ha un piglio particolare. Il riff è discretamente “catchy” e anche la linea vocale (che segue sostanzialmente la linea di chitarra di Iommi) si sposa bene con la canzone. La generale sensazione di spensieratezza della canzone è talmente sorprendente che risulta gradita.
“Slipping Away” è sorretta sulla premiata ditta Iommi-Butler, che confeziona un buon riff stop-and-go, turgido e melodico. Dio riprende quota con testi che viaggiano sempre sulla sottile linea fra “oscuro e simbolico” e “ nonsense”.
“Falling of the Edge of the Wolrd” è la canzone in cui Appice da sfogo al suo intento di emulare l’andamento mammutthiano di Ward. Dopo un intro sognante e con tastiere, la canzone vede salire in cattedra il duo Appice-Iommi, con il primo a pestare pesante e cadenzato e il secondo a centrare un fortunatissimo riffone di chitarra. Si sentiva la mancanza di questi Sabbath? Si, bisogna dirlo. Un pezzo che sembra un’outtake di “Heaven and Hell” ed ha un bel andamento. Uno fra i punti più alti dell’album.
L’ultima traccia dell’album è “Over and Over”, una sorta di scopiazzatura di “Lonely is the Word”. Essendo il modello molto bello, la “copia” è di buona fattura, ma presenta il non secondario difetto di essere già stata scritta.
Da questo momento in poi gli ego all’interno dell’accampamento Sabbath entrano in contrasto, portando, inevitabilmente all’uscita di scena di Dio e di Appice. È triste pensare a cosa avrebbero potuto comporre insieme Iommi e Dio, e non hanno fatto per problemi di “visibilità”. Forse la risposta sta proprio nell’ultima canzone, la riproposiozione continuata della stessa fortunata formula “over and over”. Per questo motivo il distacco è meno malinconico.

GIUDIZIO:

Un album di secondo livello, pur mantenendo una certa dignità. A parte certi highlights, il Cd prosegue su un onestissimo hard rock/metal (con nervature epic e doom) ma non riesce a sollevarsi dalla mediocrità. Da avere se siete fan di Dio, da comprare in un secondo momento se non avete ancora i primi album dei Sabbath o Heaven and Hell.

--/10

Web: www.black-sabbath.com

Lineup:
Tony Iommi - Lead Guitar
Geezer Butler - Bass
Ronnie James Dio - Vocals
Vinny Appice - Drums
Geoff Nicholls - Keyboards

Tracklist:
1.Turn up the Night
2.Voodoo
3.Sign of the Southern Cross
4.E5150
5.The Mob Rules
6.Country girl
7.Slipping Away
8.Falling of the Edge of the World
9.Over and Over