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Recensione Amorphis - Tuonela
Scritto da Stefano & Shinoko   
Sabato 14 Agosto 2010 19:57

Amorphis - Tuonela (Relapse Records 1999)

 

Amorphis-Tuonela

Tuonela è il quarto cd della band finnica: pubblicato nel 1999, comprende dieci pezzi. Questa volta l'ispirazione è tratta dalla mitologia finnica: Tuonela è il regno dei morti, detto anche Manala, governato da Tuoni (o Mana) e sua moglie Tuonetar. Dalla loro unione nacquero le dee della sofferenza: Kiputyttö, dea della sofferenza appunto, e Loviatar, la fonte di tutti i mali. L'idea di un al di là inteso come luogo di punizione però non si trova, cosicché Tuonela è il mondo dove i bambini, gli innocenti e i puri giungono dopo la morte.
L'ingresso al regno di Tuoni era protetto da un fiume solcato da onde oscure. Per raggiungerlo era necessario affrontare un viaggio articolato: una settimana attraverso un boschetto, una settimana attraverso un bosco e un terza settimana in una profonda e grande foresta. Ma il successo non era assicurato.
L'album è un momento a sé stante nella discografia dei Nostri, infatti le sonorità dell'album si distanziano notevolmente dalle prime uscite del gruppo: nessuna sfuriata rigorosamente death metal, la pesantezza viene lasciata un pochino in secondo piano per far spazio ad un suono più "corale". Quello che si riscontra, come segno di continuità, è la propensione a sonorità anni '70, la sperimentazione in termini di rivisitazione psichedelica delle loro sonorità, l'uso di strumenti non comuni in ambito death ( sassofoni, Hammond, pianoforte.).
Il cantato è al novanta percento in "clean", con una sola traccia in growl ("Greed"), forse neanche la migliore che hanno prodotto, essendo leggermente stagnante (ma confrontarsi con capolavori growl come in Elegy e Tales. fa apparire naturalmente di secondo livello produzioni successive).
Forse il tratto distintivo di questo disco è proprio la carica melodica delle canzoni, estremamente godibili, con suoni e spazi musicali saturati. L'unica pecca è forse la voce, bella come controparte "leggera" nei dischi precedenti, un pochino in affanno in questo disco, dove non riesce a dispiegare un grandissimo "range" vocale.
La traccia di apertura "The Way", presenta un dialogo tastiera-chitarra interessante e molto melodico, la batteria marziale tiene il pezzo ancorato al terreno sporcandolo di carnalità. I leggeri stop-and-go della strofa vengono subito dimenticati nel ritornello, melodico e saturo. La canzone si basa su un riffettino sornione e insistente. Gli echi degli anni '70 si fanno strada nell'assolo, come la matrice rock "puro" è alle porte.
Seconda traccia "Morning Star" prosegue sulla stessa scia, melodia accentuata, profusione di chitarre, distorsioni per tutti i gusti (si sente principalmente un wah leggero). La voce è enfatica e non rischia mai di finire nel pacchiano. Nonostante il ritmo abbastanza sostenuto (e la vicinanza con territori epici) della canzone, la malinconia autunnale della canzone è udibile distintamente, ricoprendo la canzone e donandole "appeal".
"Nightfall" si apre con chitarre che saturano lo spazio e fanno da volano per le tastiere, che introducono il pezzo. La canzone viaggia su ritmi abbastanza sostenuti, con un buon lavoro di tastiere che donano colore alla canzone.
Gli stilemi del death metal (via di doppia cassa e pesta fino a far sanguinare l'amplificatore) non si sentono neanche immaginandoseli (nonostante, bisogna ammetterlo, la doppia cassa fa capolino in qualche punto del disco).
"Tuonela" si apre maestosa e triste, su ritmi medio-lenti, per sfociare in un ritornello accorato, ben supportato dalle chitarre di Esa e Tomi. Le tastiere riempiono gli spazi e contribuiscono a creare quel mood decadente della strofa. Forse fra i primi quattro pezzi del disco questo è quello che riesce meglio per completezza e imperiosità, una bella ballata rock soffertissima, nascosta sotto strati di distorsione.
Il finale è di una malinconia insostenibile e fa da trampolino di lancio per la prima e unica traccia growl (come già accennato).
"Greed" si apre con un sitar elettrico, una vaga melodia orientaleggiante (i Nostri non sono nuovi a questo tipo di sonorità). La marzialità della canzone e il ritmo dai vaghi sapori speziati rendono "Greed" apprezzabile, ma non è sicuramente un capolavoro. Ciò che riesce a rendere a dovere è l'atmosfera opprimente e vagamente "doomeggiante".
Le canzoni hanno la caratteristica di essere tutte legate insieme, la fine di una rappresenta l'inizio di quella successiva. Facendo si che il disco si presenti come un unico " discorso".
"Divinity" si apre soffusa e delicata, quasi fragile se si può dire. Solo dopo una trentina di secondi interviene la batteria e la chitarra distorta a rinforzare la struttura della canzone e aumentando la velocità della canzone (che si mantiene comunque su toni abbastanza mesti). Anche qua la sofferenza trasuda dall'ordito del pezzo, gocciolando dalle casse. Verso la metà del pezzo entra in gioco un ottimo organo Hammond, che fa veleggiare il pezzo in purpurei imperi " blackmoriani". John Lord strizza l'occhio felice di vedere un suo" figlioccio" alle prese con questo stupendo strumento.
La settima traccia si apre con un lungo feedback, un attacco di basso abbastanza "rotondo" su cui si innesta un riff intrigante. La canzone ("Shining") offre un ottimo esempio di come un gruppo degli anni '90 potrebbe suonare degli anni '70, con discreta personalità e inventiva. L'assolo offertoci taglia e lacera crudele la trama della canzone, a cui fa coppia anche l'assolo posto a chiusura del pezzo. Alcuni stacchi batteria-chitarra sono realmente emozionanti. Qua la voce offre una delle sue migliori interpretazioni, non soffrendo come in altri punti.
L'ultimo trittico di canzoni si apre con "Whitered": anche qua l'oriente non è poi così lontano ma viene filtrato attraverso una sottile vena psichedelica, con un leggero wah wah a sottolineare alcuni punti.
L'atmosfera mesta della tonalità vocale configge con l'intossicazione di chitarre distorte e "ingombranti" lo spazio musicale della canzone. Le tastiere in secondo piano offrono un deciso collante strutturale. L'intermezzo si rarefa fino ad assumere toni vagamente "liquidi"(presenti anche nell'outro del pezzo) per poi ritornare sul riff principale. Sostanzialmente una canzone di buona fattura ma non assurge a masterpiece.
"Rusty Moon" presenta sonorità inaspettate, suoni che si presenteranno negli album successivi: "Am Universum" e in "Far from the Sun". L'inserimento di sonorità particolari è una prerogativa di questo gruppo, partito come gruppo doom-death e approdato, pian piano, a partiture anni '70 e psichedeliche, ma supportate da un ottimo gusto melodico e da un mood sempre melanconico. La carica melodica di questo pezzo è apprezzabilissima e risente di influssi anche folkeggianti (nascosti sotto filtrature varie).
L'ultima canzone di questo album è "Summer's end". La canzone mantiene la carica melodica della precedente canzone solamente spostata in territori più nostalgici. L'epicità è sempre dietro l'angolo, ma non viene mai sfiorata. La canzone in effetti si fonda su una struttura abbastanza reiterata, con dispendio di tastiere a "colorare" il paesaggio autunnale e leggermente decadente in cui vive questa canzone. L'outro della canzone si caratterizza per un lungo strumentale che riprende le note della canzone e le porta fino a morire alla fine del pezzo.
Se "The Way" è il pezzo perfetto per fare da traccia iniziale con la sua esuberante melodia, "Summer's End" si pone come conclusione naturale di questo disco, raggiungendo il culmine con toni pacati e sofferti.

Mai la morte, tema cardine del Tuonela, è stata più dolce e confortante.

GIUDIZIO:

Se in "Tales from the thousand lakes" ed "Elegy" eravamo in territori death-progressive dai sicuri tratti melodici, in "Tuonela" l'atmosfera cambia notevolmente. Il versante più marcatamente rock del gruppo prende il sopravvento, garantendo all'ascoltatore 10 tracce di sicura qualità e alcune soluzioni di un certo spessore. Se volete conoscere gli Amorphis forse non è il cd giusto da cui cominciare, ma se volete capire come fa un gruppo ad evolversi mantenendo intatta dignità e creatività è il cd per voi. Inoltre è apprezzabilissimo il flavour anni '70 che lo circonda

--/10

Web: www.amorphis.net & Forum Fan Club Italiano

Lineup:
Tomi Koivusaari - Vocals
Esa Holopainen - Lead Guitars
Olli-Pekka Laine - Bass
Jan Rechberger - Drums
Kasper Martenson - Keyboards & Moog

Tracklist:
1. The Way
2. Morning Star
3. Nightfall
4. Tuonela
5. Greed
6. Divinity
7. Shining
8. Withered
9. Rusty Moon
10. Summer's End