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Recensione Amorphis - An Evening with friends at Huvila (2017)
Scritto da Stefano   
Domenica 27 Agosto 2017 08:52

Amorphis - An Evening With Friends At Huvila (Nuclear Blast - 2017)

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Nomen Omen, direbbero i recensori con le palle, parlando degli Amorphis. Bisogna dar ragione a questi recensori sapienti e chiedersi: quante pelli hanno cambiato i finlandesi Amorphis dal 1991 ad oggi? Quanti, e quali, sound hanno attraversato, sperimentato e rimaneggiato questi sei musicisti?
Qualche giorno fa stavo parlando della band con un amico, TheCrazyJester, e stavamo cercando di dire quale disco degli Amorphis sarebbe da proporre da un novizio per fargli capire chi sono questi finnici. Se porti Tales…Elegy (scelte facili e dischi amatissimi da entrambi), ecco che ti perdi le evoluzioni successive del sound. Se porti Tuonela/Am Universum vedi una sfaccettatura rock della band, ma non riesci ad apprezzare il profondo cambio di direzione che ha portato Tomi Joutsen con il suo ingresso nella band da Eclipse in avanti.
Per questioni di cuore ecco che io metto sul piatto Skyforger, disco della seconda giovinezza della band che reputo eccellente; TheCrazyJester, invece, butta sul piatto Under The Red Cloud e, a pensarci bene, non è una scelta così sbagliata. L’ultimo disco in studio non ha la qualità eccelsa di Tales from the thousand lakesElegy o le ritmiche rock quasi seventies di Tuonela, ma ha un po’ di tutto dentro: melodia, death metal, ritmiche orientaleggianti, folk, Kalevala e tutto l’armamentario della band dal 2006 in avanti.
Mi scazza sempre dargli ragione, ma far partire un novizio degli Amorphis con Under The Red Cloud è una scelta che ha le sue buone ragioni.
Tutto questo cosa c’entra con An Evening with Friends at Huvila, il live album uscito sei mesi fa per la Nuclear Blast? Il fatto è che questo live è una sorta di best of della band, ma in chiave semi-acustica (qualche briciolo di elettricità c’è e si sente), ma è l’ennesima esibizione di poliedricità della band finnica. I brani, tratti da quasi tutti i dischi della band (da Tales…, per motivi d’arrangiamento presumo, non è stata inserita nessuna canzone), sono reinterpretati in chiave folk-jazz con tanto di flauti e sassofoni a punteggiare canzoni che, nate elettriche, sono state riconvertite all’acustico senza perdere di splendore. Un sospiro ti sale quando senti partire My Kantele Alone (le due canzoni più “datate” nella set list), ma anche ai nuovi brani presi dalla discografia con Joutsen giova il trattamento folk-jazz intimo.
Ascoltare gli Amorphis interpretare queste canzoni in questa versione è come incontrare un pugile fuori dal ring e parlare di pittura (esempio del minchia, lo so). Dove prima c’erano i guantoni e la tensione, adesso c’è un’atmosfera rilassata. Un cambio interessante.
Se può essere un motivo in più per approcciare questo disco, sappiate che in Her Alone c’è anche la partecipazione come guest di Anneke Van Giersbergen e non credo serva dire altro.

Ultimo aggiornamento Domenica 27 Agosto 2017 08:53