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Recensione Black Sabbath - Technical Ecstasy
Scritto da Stefano   
Martedì 17 Agosto 2010 14:11

Black Sabbath - Technical Ecstasy (Vertigo 1976)

 

BlackSabbath-TechnicalEcstasy

Solo dopo un anno da Sabotage, e, stilisticamente, un milione di anni di distanza da “Black Sabbath”, si presenta al mondo “Technical Ecstasy”.
Album di caratura sicuramente inferiore rispetto agli altri, presenta la particolarità di vedere per la prima volta alla voce anche Bill Ward, in “It’s Allright”.
L’album si apre rockato con “Back Street Kids”, pezzo movimentato, con riff incalzante e Ozzy presenta la sua peggiore voce, quella tendente alla “lagna”. Nonostante lo sforzo, il pezzo rimane ancorato al terreno e l’inserimento di tastiere non ne nobilita la struttura ma ne appesantisce lo scorrere.
“You Won’t Change Me” è un pezzo particolare, con un riff di Iommi molto lento (simil-Cornucopia) e una batteria metronomica, che sfocia in profluvio di synth, tastiere e con un Ozzy relegato nuovamente dietro ai filtri vocali. Il pezzo non è malvagio, le idee ci sono, ma è difficile venirne a capo. Iommi ci regala un assolo sporchissimo ma dura troppo poco e poi inizia nuovamente il pezzo che, semplicemente, si avvia mestamente alla fine.
Spiazzante invece è “It’s Allright”, in cui Bill Ward si dimostra un cantante migliore di Ozzy, intonato e con buon senso della melodia. Il pezzo è sostanzialmente molto semplice, ma il suo “flavour” alla Beatles, lo rende particolare e piacevole. In questa canzone si respira un buon pop, ma, nonostante tutto, non è questo che ci si aspetta dai Sabbath.
La batteria ispirata apre le danze in “Gypsy”, solo in seguito arricchita dagli altri strumenti e dalla voce. Questo pezzo convince già al primo ascolto: riff "ispirato" (non particolarmente pesante ma decisamente accattivante), canzone strutturata bene, con intermezzo rallentato e maggiormente “arioso”. Ruolo importante anche per le tastiere in questa canzone. La coda strumentale è di tipica marca sabbathiana e fa finire un buon pezzo in bellezza.
Questo pezzo non avrebbe sfigurato se proposto un paio di anni prima, per esempio nella sbornia sperimentale di “Vol.4”.
Anche “All Moving Parts” è molto rock, con un riff di Iommi che guida sapientemente la canzone.
Buono il basso rantolante di Geezer, decisamente molto “caldo”. Fortunatamente nel pezzo non intervengono molto le tastiere, lasciandolo asciutto e diretto. Sicuramente una composizione vecchio stile, alla Sabbath se si può dire. È strano fare affermazioni di questo tipo per questo gruppo, vuol dire che nell’ascolto del disco si cerca fortemente un contatto con la memoria che si ha del combo inglese. Ma la formazione stessa sta implodendo in crisi non risolvibili e queste canzoni abbastanza ispirate sono solo un palliativo al male che mina il gruppo.
“Rock’n’Roll Doctor” si struttura su riff “grasso” e caldo, con un piano decisamente “sudista”. Stranezza a parte, la canzone si fa ascoltare. Più che Black Sabbath, qua le coordinate sono quelle dei Molly Hatchet o di altri gruppi della seconda generazione del southern rock, in cui il primigenio spirito sudista viene corazzato con decise scosse hard’n’heavy (la”potenza di fuoco” aumenta, la qualità ne risente leggermente).
Le orchestrazioni aprono il pezzo “She’s Gone”, canzone che vede una leggera chitarra acustica che, delicatamente, fa ritmo. Ozzy fa uscire la sua vena più romantica, sposando bene il mood della canzone. La componente melodica è sempre stata presente nei Sabbath (e forse ancora di più in Ozzy, il quale nei suoi dischi solista darà sfogo ampiamente a questa passione).ì
La canzone però non decolla, risultando, con il passare del tempo, noiosa e prevedibile.
L’ultima traccia del disco è “Dirty Women”, traccia ripresa a sorpresa anche nel Reunion Tour del 1998. Il riff è di grana grossa, la canzone cadenzata, Ozzy declama al mondo di “dirty women”, di prostitute e uomini che le “comprano”.
“Dirty Women” convince in pieno, forse una delle uniche tracce che veramente fa la differenza nel disco; finalmente il riff è pesante e Iommi non si accontenta di pennellare, ma agisce con l’ascia. La sezione ritmica segue il leader e “fa legna” (come si dice in gergo di “contrada”). Il pezzo è decisamente lungo (7 minuti) ma non annoia, infatti Iommi ci regala anche un ottimo assolo finale e una lunga jam di stampo Black Sabbath d’annata. Decisamente come bere un buon bicchiere di vino dopo un pasto sotto le aspettative e non soddisfacente.
Cosa si può dire di questo disco che non sia stato detto dalle canzoni stesse!? Il gruppo è allo sbando ma alcune composizioni ricordano che i Black Sabbath, un tempo, erano un gruppo capace di far dichiarare a Lester Bangs: “ questo è l’unico gruppo che si immerge completamente nella Caduta e nella Redenzione”.

GIUDIZIO:
Un disco in tono minore, molte composizioni sono passabili e alcune sono sotto la sufficienza. 3-4 pezzi validi su 8 non possono far considerare questo un buon disco, e questo, perdonatemi, lo dico con il rammarico del fan. Troppe le composizioni in cui il tentativo di andare al di là delle solite partiture, si è rivelato sterile. Se volete potete prenderlo e contraddire questa riflessione, ma i Black Sabbath erano tutt’altra cosa.

--/10

Website: www.blacksabbath.com

Lineup:
Ozzy Osbourne - vocals
Tony Iommi - guitar
Geezer Butler - bass
Bill Ward - drums and vocals
Gerald Woodruffe - keyboards

Tracklist:
1.Back Street Kids
2.You Won’t Change Me
3.It’s Allright
4.Gypsy
5.All Moving Parts (Stand Still)
6.Rock’n’Roll Doctor
7.She’s Gone
8.Dirty Women